sabato 31 marzo 2012

Qualcosa sul Prosciutto Iberico

In Italia si fanno dei grandi prosciutti, questo è vero, ma quello che viene riconosciuto dal mondo come il "migliore" è proprio lui, Il Jamon Iberico Puro de Bellota. Ma cerchiamo di fare chiarezza, non è tutto oro quel che luccica. Molti diranno "Patanegra", non vuol dire niente se non zampa nera, non è una classificazione riconosciuta e non ci fa capire se stiamo mangiando un prodotto di qualità o meno, i Patanegra si trovano in commercio di qualità molto alta ma anche molto bassa. L'etichettatura dei prosciutti iberici è abbastanza facile, ma non ci aiuta di certo a capire meglio cosa ci stanno offrendo. 
La classificazione prevista dal consorzio del real iberico prevede l'utilizzo di tre denominazioni:
Bellota- quando almeno il 60% del peso dell'animale è stato acquisito mangiando ghianda
Recebo- il 30% del peso viene dalla ghianda, il resto da mangimi autorizzati
Cebo- quando viene alimentato solo con mangimi autorizzati
Ma questa classificazione non basta a distinguere quando è il caso di spendere molti soldi per questa prelibatezza e quando no. La cosa a cui dobbiamo stare attenti è che sia "Puro" cioè di pura razza iberica Alentejana, cosa questa molto rara, la produzione è infatti in mano a pochissime famiglie spagnole, si contano su due mani, e chiaramente non intendono allargarla ad altri, per mantenere la razza purissima, fanno uscire dai loro allevamenti solo femmine o maschi castrati. Soltanto partendo dalla razza purissima si può ottenere un prodotto di altissima qualità, che potremo riconoscere dalla caratteristica caviglia sottilissima (regola che vale anche per i cavalli purosangue), dal morbidissimo grasso che accarezzandolo tra le dita fonderà fino a scomparire, diventando oleoso e senza fibra.
in Le cose che fanno grande questo prodotto sono La Razza, L'Ambiente, La mano di chi lo produce. I "cerdo iberico puro" vengono fatti pascolare in spazi molto ampi, non più di un animale ogni due ettari di querceto, in questa fase c'è la "montanera", che inizia generalmente nel mese di settembre al cadere delle prime ghiande, si protrae fino a marzo, ogni maiale mangia 6/7kg di ghiande al giorno. Vengono macellati al raggiungimento del peso ideale  di circe 160kg e le cosce lavorate artigianalmente vengono cosparse di sale marino, lasciandole in media tanti giorni quanti sono i kg di peso, successivamente vengono lavate, messe in asciugatura e poi in stagionatura in celle sopra i 700mt di altitudine per almeno 12 mesi, segue l'invecchiamento per almeno 24 mesi, interviene poi il "mastro jamonero" che effettua la spillatura "cala" per verificarne la stagionatura. Difficilmente si parla di mesi di stagionatura nel prosciutto iberico, in quanto vengono messi in commercio solo dopo la conferma della spillatura con osso di cavallo e la certezza che questo sia pronto. Pertanto riassumendo il prosciutto iberico una volta in commercio ha almeno 36 mesi di stagionatura, ma non è raro andare oltre, la cosa su cui prestare attenzione è che una volta in possesso del prosciutto, lo stesso va consumato entro un breve periodo per evitare che indurisca per il proseguire della stagionatura. Una volta iniziato il prosciutto va conservato in luogo fresco ed asciutto, non in frigo, e va utilizzato stando attenti a coprire con il suo stesso grasso la prima fetta. Caratteristica di questo prodotto è la grandissima ricchezza di acido oleico nei grassi che all'analisi risulteranno poliinsaturi e quindi sani, tanto da farlo consigliare a chi ha problemi di colesterolo. La degustazione del prosciutto ci donerà un esperienza unica, un sapore netto, dolce e intenso, con ricordi antichi e oramai introvabili. In Spagna vi è anche il famosissimo Jamon Serrano prodotto nella zona Est, da maiali bianchi allevati allo stato brado, buono ma di qualità molto inferiore. Il taglio del prosciutto è un arte e va effettuato con molta attenzione per non minimizzare la già bassissima resa, intorno al 60%, del pregiato salume. Guardando questo video vedrete come effettuare il taglio del prosciutto iberico. Quando qualcuno dice che è un prodotto caro io cerco di invitarlo a riflettere e di fargli capire che è costoso per come viene prodotto ma non caro che è diverso, poi se cerchiamo il prosciutto più costoso al mondo è questo venduto a Londra nel 2010 per 1800£ circa 400€ al kg. I marchi più conosciuti per qualità sono Maldonado, Sanchez Romero 5J, Joselito, Beher ecc...

Come sempre Grazie.

martedì 13 marzo 2012

Winetrip 5 - Viaggio in Germania - 22 Marzo 2012

Mosella
Eccovi la conferma dei vini ed il menù della serata, che stavolta come preannunciato sarà meno "tipico" dei soliti.
Osteria 12 Rondini di Foligno ore 20.30.
"Ma i tedeschi fanno il vino?" è la classica domanda che mi facevano e che purtroppo ancora spesso mi fanno. Di gran lunga l'area vitivinicola che più mi affascina, una produzione sostanzialmente basata su un unico vitigno, il Riesling, re incontrastato di questi territori freddi dove ha trovato la sua massima espressione. Il nostro viaggio attraverserà le principali zone vinicole, dallo Pfalz (Palatinato) alla Mosella, passando per la Nahe, la Rheingau, la Rheinhessen e la Saar.
Un viaggio davvero intrigante ci porterà a conoscere oltre alle zone anche le difficilissime nomenclature dei vini tedeschi, attraverso le varie classificazioni.
Ecco intanto un accenno a cosa proveremo:

Finger food di entrata
- Riesling Brut 2007, Peter Jacob Khun - Rheingau

Petto d'oca affumicato con insalata agli agrumi
- Riesling Trocken 2010, Wittmann - Rheinessen

Risotto al Blu del Monviso
- Riesling Tonschiefer Trocken 2009, Donnhoff - Nahe
- Riesling Ruppersberger P.C. 1998, Dr. Burklin-Wolf - Pfalz

Coscia d'anatra al foie gras
- Riesling Spatlese Goldtropchen 2009, Haart - Mosel

Dolce di mele
- Riesling Auslese Saarburger Rausch 1999, Zilliken - Saar

Le nostre serate hanno sempre lo scopo di divulgazione e crescita culturale, ringrazio in anticipo Damiano dell' Osteria 12 Rondini per avermi "prestato" il suo locale per una serata.

Costo del biglietto per il viaggio tasse comprese €48

Per le prenotazioni potete contattare me al 3475871111, lasciare una prenotazione nei commenti con numero di telefono, inviare una email a alesio.piccioni@gmail.com o chiamare direttamente l'osteria 12 rondini.


Grazie

mercoledì 7 marzo 2012

Cool Time with Winetrip - 09 marzo 2012

Cosa sarebbe la Francia delle bollicine senza il suo mitico Champagne?
E' una domanda che spesso ci facciamo, ora forse troveremo una risposta.
Attraversando tutto il paese alla ricerca dei loro migliori prodotti, realizzati con il metodo classico, tante sono state le sorprese e le scoperte. Ci faremo massaggiare il palato da 4 prodotti provenienti da diverse aree e da diversi vitigni, assaggeremo anche quella che è stata una vera rivelazione per me, un Cremant de Bourgogne di altissimo livello, che alla cieca non ho faticato a scambiare con uno Champagne di buonissima qualità, Vive-la-joie di Bailly Lapierre 2006.
Il tutto in una formula molto "easy", un aperitivo dalle 19.30 alle 21.30, nel nuovo polo enogastronomico di Foligno, Cucinaa, del trio Pizzoni-Gubbiotti-Santilli che ci prepareranno degli interessanti finger food ed un risotto.
Come sempre la serata è ad esclusivo scopo di crescita culturale e grazie alla collaborazione di Winetrip e Cucinaa siamo riusciti contenere di molto i costi portando il prezzo della serata a 20€ tutto compreso.
Vi pregherei di contatarmi per confermare l'adesione alla serata.
Alesio Piccioni:
alesio.piccioni@gmail.com
- 3475871111

sabato 3 marzo 2012

Facciamo finalmente un pò di chiarezza sul Baccalà!

Buongiorno a tutti, come sempre prendo spunto da una discussione avvenuta a tavola, per poter parlare di uno dei prodotti più importanti della nostra tradizione, Il Baccalà. Protagonista di migliaia di ricette appartenenti alla tradizione italiana, vanta una quantità di falsi, d'autore e meno, che talvolta ci porta a non saper ben distinguere la verità.
Ma torniamo alla discussione di cui sopra, in un famoso ristorante ci portano questo piatto  di "baccalà" ed uno dei commensali gourmet inizia a tessere le lodi del cuoco per la preparazione di questo piatto, a cui seguono altri complimenti, poi arriva il cuoco a tavola ed il gourmet dice al cuoco, come prepari questo magnifico baccalà? Interrompo io la bella scenetta, con alzata di mano, e dico, "Scusate signori, il piatto è buono ma non è certo baccalà!" il gelo scende nella sala e nei volti di tutti. Lo chef, colpito dalla mia affermazione e vivamente arrossito dice "effettivamente da oramai 3 anni utilizzo merluzzo fresco, in fondo è lo stesso!" vi lascio immaginare come è andata a finire.

Il Gadus morhua, conosciuto come merluzzo atlantico è il pesce alla base della produzione di Baccalà e dello stoccafisso, che ben conosce la mia amica Chiara Maci di Sorelle in pentola, che vi invito a leggere per lo speciale sul loro viaggio in Norvegia alla scoperta dello stoccafisso.
In Italia la confusione è talmente "radicata" che persino piatti della tradizione come il baccalà alla vicentina o il baccalà all'anconetana, in realtà vengono realizzati con lo stoccafisso.
Per fare il baccalà, i pesci pescati vengono decapitati, eviscerati, dissanguati e lavati accuratamente con acqua di mare e ghiaccio,  arrivati nei depositi vengono aperti a formare la classica farfalla, con al centro la spina dorsale che li unisce, messi sotto sale e impilati in cataste di un metro per favorirne la pressatura. Le pile vengono poi fatte ruotare, portando le farfalle dal basso in alto, in modo da pressare tutti i pesci uniformamente. Questa operazione che dura almeno 3 mesi fa si che avvenga "l'asciugatura dell'osso", passaggio fondamentale per avere un buon baccalà perchè permette lo spostamento del midollo dall'osso alla carne, che andrà poi a formare la pregiatissima "gelatina". La successiva dissalatura deve avvenire lentamente, a temperature basse, mai in acqua corrente da 3 a 14 giorni a seconda della pezzatura. Tutto questo farà arrivare sul nostro piatto un trancio di pesce dal sapore ineguagliabile di salagione, gelatinoso, dalla consistenza in bocca quasi cremosa. Uno dei principali metodi per riconoscere se abbiamo un buon baccalà nel piatto è annusarlo, deve avere un odore abbastanza pungente, la pelle deve essere lucida e facendo pressione sopra ad esso con la forchetta si deve aprire in "petali" e sfogliare, la gelatina è visibile anche ad occhio nudo.
Ricetta e foto di Riccardo Benvenuti, Baccalà fagiolo risina,limone candito e riduzione di sagrantino
www.ilsestogusto.com
La qualità di questo pesce è ben visibile!
Ma cerchiamo di capire meglio che sta succedendo. Il baccalà lavorato come sopra è chiaramente un prodotto pregiato e molto costoso da realizzare, diffidate quindi di chi vi offre baccalà economico. Come in molte cose però le leggi sono strane, in Spagna ad esempio con il termine Bacalao si intende sia il merluzzo fresco che il salato, cosa che chiaramente appena saltata all'occhio dei truffaldini, ha permesso di importare del merluzzo siringato di sale poi congelato, spacciandolo per baccalà dissalato, che comunque chi compra sa e rientra anch'esso nella categoria. Ce ne sono poi degli altri che ci portano dei bei filettoni di baccalà dissalato conservati in atmosfera modificata, cosa che comporta l'addizione di conservanti, allora mi chiedo che senso ha.
A conferma di quanto detto ho appena portato 4 campioni di prodotto all'Istituto Zooprofilattico di Perugia per farli analizzare, quindi tra poco... nomi e cognomi.
Vi invito a leggere questo documento spagnolo che denuncia la truffa del Baccalà.
Inoltre vi inserisco un utilissimo strumento fornitomi dall'IZSUM di Perugia per conoscere i nomi scientifici del pesce.
Ringrazio l'amico Antonio Vasile, docente master Slow Food per tutte le occasioni che mi da di approfondire la mia conoscenza della materia.