Buongiorno a tutti.
Perdonate il mio modo di scrivere non certo scorrevole.
Con questo post vorrei mettere nero su bianco alcuni dei miei pensieri che "chi mi conosce lo sa" fanno parte del mio vivere quotidiano e che spesso mi portano a scontrarmi con chi fa di alcuni "slogan" o "spot" un arma di vendita o semplicemente di dialogo.
Andiamo più in profondità.
Vorrei parlare della moda, perché di moda trattasi, del cibo a "chilometri zero".
Tutti i giorni svolgendo, anzi tentando di svolgere, il mio lavoro, incontro persone che mi dicono che hanno "scelto" di lavorare solo prodotti locali perché vogliono valorizzare le produzioni del posto. E fin qui può sembrare anche una cosa nobile. Poi inizio a pensare a quanto questo sia limitativo, per loro e per i loro clienti, ma soprattutto a quanto sia incoerente.
Si, assolutamente incoerente!
D: il Caffé dove lo compri? E il cioccolato? Il sale? Il pane?
r: Ah no il pane lo compro dal mio fornaio di fiducia dietro casa!
Si ma il fornaio la farina dove la compra? Perché in Umbria dove c'era grano ora c'è Tabacco o pannelli solari e l'Italia importa oltre l'80% del grano che consuma. E la carne?
Io compro dal mio macellaio che ha i suoi fornitori locali!
Si, ma come fa a darti sempre filetti e bistecche, il bollito a chi lo vende? e il resto?
Io uso tagli poveri come la guancia di vitello!
Si, ma il vitello di guance ne ha solo due, esattamente come i filetti, non sarà più un taglio povero. E il prosciutto?
Io compro solo quello di Norcia, è Igp!
Si, ma l'igp Norcia permette di lavorare cosce di maiale di tutta Europa. Vedi.
http://www.coldiretti.it/aree/ambiente/mangiosano/Disciplinari%20IGP/Disciplinare%20Prosciutto%20di%20Norcia.htm
Potrei andare avanti per ore ma non voglio annoiarvi.
Ma torniamo a parlare dei chilometri zero, mi sapete dire che comunicazione fa un negozio biologico che mette accanto i prodotti a km0 a quelli Equo Solidali? Cioè faccio bene a comprare le zucchine di Spoleto perché inquino meno ma devo comprare la marmellata di arance dell'Equador?
Quando poi a parlare di chilometri percorsi sono organizzazioni come la Coldiretti, o Slow Food, che, giustamente, promuovono i prodotti DOP e tutto quello che di buono l’Italia agroalimentare produce, ecco, mi sembra una contraddizione.
Forse che il Lardo di Colonnata posso mangiarlo solo a Colonnata? La Cipolla di Tropea solo a Tropea? Non contano questi come chilometri?
Che senso ha andare contro il vino (per altro ottimo) importato dall’Austria,Germania o Francia, e poi compiacersi per le vendite di vino Italiano negli USA o in Giappone.
Ci vanno a nuoto le bottiglie a New York? Per non parlare di frutta e verdura: l’Italia è un paese esportatore, e una mela Italiana acquistata a Londra non è certo a “miglia zero”. Slow Food esalta il “formaggio a km 0” ma allo stesso tempo promuove, giustamente, il pecorino siciliano D.O.P. e i vari presidi.
La O di D.O.P. sta per Origine, e se io, in quel di Perugia, acquisto questo pecorino lo mangio in spregio al chilometraggio percorso. E, no! non ho il minimo senso di colpa
Insomma, un po’ di coerenza!
Mi dispiace, ma sento puzza di protezionismo, da un lato, e “ideologia spicciola” dall’altro.
Tra l’altro, vedendo le cose da un punto di vista globale, la cosa ha ancora meno senso.
Pensiamo per assurdo che da domani tutti comprino solo "intorno casa" significa che i produttori di Norcia dovrebbero produrre solo per i 5000 abitanti intorno o quelli di Cascia per 3000, risulato?
Volutamente non ho parlato di qualità dei prodotti perché è addirittura assurdo parlarne. Altresi credo che se c'è una eccellenza vada valorizzata da dovunque viene.
Permettetemi ora qualche considerazione personale: ma perché c’è tutto questo parlare di “chilometri zero” per il cibo e non per, ad esempio, l’acquisto di una bicicletta, o di un vestito, di un paio di scarpe o di un detersivo, o un mazzo di rose, o le sigarette o la benzina per l'auto?
Acquistiamo beni di consumo tutti i giorni. Se davvero uno crede (perché di ‘fede’ si sta parlando) nel “km 0” mi aspetto che applichi questa ricetta a tutti gli acquisti, non solo a quelli più comodi. Ho qualche dubbio che questo succeda realmente. Ho invece il sospetto che il km 0 vada bene sino a quando si tratta semplicemente di cambiare bancone da cui prendere la stessa tipologia di prodotto. Tutto sommato costa poca fatica e non bisogna documentarsi.
Tutto quello che scrivo e che dico è suffragato da dati ufficiali.
La prossima volta parliamo di pesce....
Grazie per l'attenzione.
domenica 25 dicembre 2011
domenica 18 dicembre 2011
Lettera del mio amico Nunzio al presidente Fini.
E' con immenso piacere che pubblico in copia la lettera inviata giovedì 15 Dicembre al presidente della camera Gianfranco Fini dal pastore abruzzese Nunzio Marcelli.
BAGARRE IN PARLAMENTO, FINI: “SONO I PECORAI CHE FISCHIANO, NON I
DEPUTATI” - MA I PECORAI NON CI STANNO – SIAMO FIERI DEL NOSTRO
LAVORO E DELLE NOSTRE TRADIZIONI, E SCRIVONO AL PRESIDENTE DELLA
CAMERA
“Sono i pecorai che fischiano, non i deputati” - Egregio Presidente della Camera On. Gianfranco Fini,abbiamo sentito questa frase in diretta, grazie a RadioRadicale che trasmetteva i lavori parlamentari, e siamo rimasti senza parole.
Un Suo intervento volto a moderare un comportamento non proprio esemplare e uno spettacolo poco dignitoso di civiltà parlamentare ci ha voluto chiamare in causa, non sappiamo se in maniera offensiva o puramente come termine di paragone. Sia nell'uno che nell'altro caso, siamo colpiti e feriti.
E' davvero singolare, On. Presidente, che le istituzioni si ricordino solo così, con disprezzo, di un mestiere antico e nobile, che ha fatto grande questo paese (Le consigliamo la lettura di Braudel “Méditerranée”, dove la civiltà della lana e della pastorizia è molto ben descritta come l'oro dei tempi moderni, una civiltà che ha portato fino a noi palazzi storici, tratturi, riposi e templi, formaggi e tessuti che hanno contribuito a costruire quell'Italia sana che le nostre istituzioni dovrebbero rappresentare).
Un disprezzo, del resto, che non è che l'altra faccia della totale assenza di consapevolezza ed interesse per le difficoltà in cui si dibatte questo settore, e non a causa di congiunture, ma per la costante persecuzione burocratica e l'assenza di ogni intervento di difesa dei nostri migliori prodotti e produttori da parte di quelle stesse istituzioni che Lei rappresenta.
Onesti lavoratori dediti all'allevamento che non conoscono soste né interruzioni per festività, non hanno vitalizi né rimborsi spese, e che a oltre 50 anni dalla nascita della Comunità Europea si ritrovano schiacciati da un mercato governato dalle logiche della grande distribuzione, con prodotti di provenienza comunitaria ed extracomunitaria ma senza nessuna tutela per la qualità e la provenienza delle nostre produzioni, per il buon nome del nostro territorio, per la difesa di
quella civiltà pastorale che noi sentiamo di rappresentare ancora, ultimi sopravvissuti. Forse Lei come molti, On. Presidente, metterà in tavola a Natale l'agnello o il formaggio che si trovano in vendita nel nostro paese, ma come gli altri cittadini non avrà la certezza che quel prodotto,comprato sotto l'etichetta di “nostrano” o “locale”, sia davvero delle nostre terre: perchè quelle leggi che dovrebbero tutelarci, On. Presidente, voi parlamentari non le avete fatte.
E se farà qualche giorno sui nostri monti in occasione delle Festività, avrà occasione di godere di quell'ambiente integro che le nostre attività, che non conoscono soste né per Natale né per Capodanno, garantiscono da secoli, continuando a condurre le greggi, a preservare la biodiversità, ad essere un presidio sul territorio.
Un presidio il cui valore sociale e ambientale non è mai stato riconosciuto, On. Presidente, come avviene invece in altri paesi a noi vicini, dove i “pecorai” da Lei così sprezzantemente citati vengono remunerati per il loro ruolo fondamentale, richiesti dai migliori alberghi della Costa Azzurra per la funzione di prevenzione antincendio del pascolamento, difesi dalle istituzioni che valorizzano i loro prodotti e la loro immagine.
Un presidio anche alla presenza delle comunità sulle nostre montagne che si stanno sempre più svuotando, dove la mancanza di prospettive occupazionali oggi più che mai fa scomparire le migliori tradizioni e i luoghi più belli del nostro paese, dove l'attività pastorale garantisce un'opportunità invece per i giovani di restare e costruire il loro futuro.
Onorevole Presidente, ci auguriamo in questo che sarà un Natale difficile per tutti i cittadini e lavoratori onesti, che le istituzioni ripensino seriamente il loro ruolo e la loro funzione, e non paragonino lo spettacolo spesso indecente della politica italiana a chi duramente e faticosamente porta avanti un'attività che ha un orgoglio e una tradizione che si radica nel meglio della civiltà del nostro Paese.
Non ci paragoni, On. Presidente, ai Suoi colleghi: noi siamo fieri di essere pecorai.
Nunzio Marcelli – Presidente ARPO (Associazione Allevatori Ovicaprini)
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E' ora che tutti noi apriamo gli occhi, facciamo qualche passo indietro e iniziamo a ragionare.
BAGARRE IN PARLAMENTO, FINI: “SONO I PECORAI CHE FISCHIANO, NON I
DEPUTATI” - MA I PECORAI NON CI STANNO – SIAMO FIERI DEL NOSTRO
LAVORO E DELLE NOSTRE TRADIZIONI, E SCRIVONO AL PRESIDENTE DELLA
CAMERA
“Sono i pecorai che fischiano, non i deputati” - Egregio Presidente della Camera On. Gianfranco Fini,abbiamo sentito questa frase in diretta, grazie a RadioRadicale che trasmetteva i lavori parlamentari, e siamo rimasti senza parole.
Un Suo intervento volto a moderare un comportamento non proprio esemplare e uno spettacolo poco dignitoso di civiltà parlamentare ci ha voluto chiamare in causa, non sappiamo se in maniera offensiva o puramente come termine di paragone. Sia nell'uno che nell'altro caso, siamo colpiti e feriti.
E' davvero singolare, On. Presidente, che le istituzioni si ricordino solo così, con disprezzo, di un mestiere antico e nobile, che ha fatto grande questo paese (Le consigliamo la lettura di Braudel “Méditerranée”, dove la civiltà della lana e della pastorizia è molto ben descritta come l'oro dei tempi moderni, una civiltà che ha portato fino a noi palazzi storici, tratturi, riposi e templi, formaggi e tessuti che hanno contribuito a costruire quell'Italia sana che le nostre istituzioni dovrebbero rappresentare).
Un disprezzo, del resto, che non è che l'altra faccia della totale assenza di consapevolezza ed interesse per le difficoltà in cui si dibatte questo settore, e non a causa di congiunture, ma per la costante persecuzione burocratica e l'assenza di ogni intervento di difesa dei nostri migliori prodotti e produttori da parte di quelle stesse istituzioni che Lei rappresenta.
Onesti lavoratori dediti all'allevamento che non conoscono soste né interruzioni per festività, non hanno vitalizi né rimborsi spese, e che a oltre 50 anni dalla nascita della Comunità Europea si ritrovano schiacciati da un mercato governato dalle logiche della grande distribuzione, con prodotti di provenienza comunitaria ed extracomunitaria ma senza nessuna tutela per la qualità e la provenienza delle nostre produzioni, per il buon nome del nostro territorio, per la difesa di
quella civiltà pastorale che noi sentiamo di rappresentare ancora, ultimi sopravvissuti. Forse Lei come molti, On. Presidente, metterà in tavola a Natale l'agnello o il formaggio che si trovano in vendita nel nostro paese, ma come gli altri cittadini non avrà la certezza che quel prodotto,comprato sotto l'etichetta di “nostrano” o “locale”, sia davvero delle nostre terre: perchè quelle leggi che dovrebbero tutelarci, On. Presidente, voi parlamentari non le avete fatte.
E se farà qualche giorno sui nostri monti in occasione delle Festività, avrà occasione di godere di quell'ambiente integro che le nostre attività, che non conoscono soste né per Natale né per Capodanno, garantiscono da secoli, continuando a condurre le greggi, a preservare la biodiversità, ad essere un presidio sul territorio.
Un presidio il cui valore sociale e ambientale non è mai stato riconosciuto, On. Presidente, come avviene invece in altri paesi a noi vicini, dove i “pecorai” da Lei così sprezzantemente citati vengono remunerati per il loro ruolo fondamentale, richiesti dai migliori alberghi della Costa Azzurra per la funzione di prevenzione antincendio del pascolamento, difesi dalle istituzioni che valorizzano i loro prodotti e la loro immagine.
Un presidio anche alla presenza delle comunità sulle nostre montagne che si stanno sempre più svuotando, dove la mancanza di prospettive occupazionali oggi più che mai fa scomparire le migliori tradizioni e i luoghi più belli del nostro paese, dove l'attività pastorale garantisce un'opportunità invece per i giovani di restare e costruire il loro futuro.
Onorevole Presidente, ci auguriamo in questo che sarà un Natale difficile per tutti i cittadini e lavoratori onesti, che le istituzioni ripensino seriamente il loro ruolo e la loro funzione, e non paragonino lo spettacolo spesso indecente della politica italiana a chi duramente e faticosamente porta avanti un'attività che ha un orgoglio e una tradizione che si radica nel meglio della civiltà del nostro Paese.
Non ci paragoni, On. Presidente, ai Suoi colleghi: noi siamo fieri di essere pecorai.
Nunzio Marcelli – Presidente ARPO (Associazione Allevatori Ovicaprini)
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E' ora che tutti noi apriamo gli occhi, facciamo qualche passo indietro e iniziamo a ragionare.
sabato 17 dicembre 2011
Cos'è Winetrip???
È un progetto che, senza peli sulla lingua, vuole andare a fondo nella cultura enogastronomica, naturale, vera, seria.
È un progetto che, attraverso incontri mirati, vuole coinvolgere tutti, neofiti e esperti, annoiati e curiosi, incontentabili e accondiscendenti, gastro-incoscienti e gastro-saccenti.
È un progetto che, senza sponsor o forzature, vuole valorizzare il buono, il bello e il ben fatto.
È un progetto che, attraverso incontri mirati, vuole coinvolgere tutti, neofiti e esperti, annoiati e curiosi, incontentabili e accondiscendenti, gastro-incoscienti e gastro-saccenti.
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giovedì 1 dicembre 2011
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